Protesi di anca
Protesi di anca
L’anca, così come tutte le articolazioni del nostro corpo, è soggetta a variabilità anatomiche.
Gli studi di biomeccanica hanno chiaramente evidenziato che modesti cambiamenti nella geometria articolare possono avere grandi effetti sulla tendenza all’usura. La prima causa di usura nelle articolazioni è la degenerazione artrosica senile, ma questa può essere molto accelerata da fattori come obesità, traumi e alcune specifiche patologie (artrite, displasia, osteonecrosi ecc.) che alterano la congruenza tra i capi articolari.
In passato, queste conoscenze di base hanno condizionato fortemente il ricorso alla sostituzione protesica articolare, spingendo a rinviare questi interventi all’età più avanzata, per il timore che un intervento troppo precoce non avrebbe consentito al paziente di usufruire dell’impianto per un tempo che coprisse la sua intera vita attiva, sia essa lavorativa, sociale o sportiva.
Successivamente, l’affidabilità degli impianti è migliorata grazie all’introduzione di nuove protesi articolari ad alta tecnologia, frutto della maggiore conoscenza dei materiali e dell’evoluzione delle tecniche costruttive, e di conseguenza le indicazioni all’intervento sono state allargate a età sempre più precoci. Oggi ci si può aspettare che una protesi di ultima generazione duri almeno 20 anni.
Per protesi d’anca mini-invasiva, quindi, si intende un intervento chirurgico che, nella sua esecuzione, risparmia le strutture anatomiche importanti: nel caso ortopedico, ci si riferisce a tessuto osseo, tendini, legamenti, e capsula.
Da un punto di vista estetico la protesi d’anca mininvasiva richiede solo una piccola cicatrice, con un impatto ridotto che fa molto apprezzare questa soluzione. Da un punto di vista della funzione, la protesi d’anca mininvasiva anteriore permette un recupero veloce perché non seziona strutture importanti per eseguire l’intervento, quindi la guarigione interessa solo una piccola zona. In altre parole: meno si taglia, più si recupera velocemente.
Artroscopia di anca
L’artroscopia di anca è una tecnica mininvasiva che permette, mediante l’impiego di specifici strumenti, di visionare internamente l’articolazione, senza ricorrere ad attività o interventi chirurgici e senza aprire l’articolazione. Questa metodologia è nota già dal 1931, ma ha conosciuto ampia diffusione solo negli anni Novanta, anche se per indicazioni molto limitate e con finalità quasi esclusivamente diagnostiche.
Grazie ad un’odierna evoluzione, l’artroscopia ha permesso di sviluppare nuove tecniche operative, realizzando procedure ricostruttive a ridotto impatto e sempre più sofisticate.
L’artroscopia d’anca è ben tollerata dalla maggior parte dei pazienti: ciò riduce notevolmente i tempi di degenza ospedaliera rispetto ad un intervento in artrotomia, oltre a ridurre rischi, complicanze e terapie di ripresa. Per un recupero funzionale completo dell’arto e dell’articolazione, con il conseguente ritorno ad uno svolgimento delle abituali attività, sono tuttavia necessari circa due mesi di attività fisioterapica mirata. Per gli atleti, invece, il ritorno alla competizione è auspicabile in un lasso di tempo variabile da tre a sei mesi. La fisioterapia post-operatoria ha un ruolo determinante per la rieducazione dell’articolazione e, pertanto, deve essere svolta esclusivamente da un fisioterapista accreditato.
Patologie trattabili
- Impingement o conflitto femoro-acetabolare
- Lesioni acetabolari
- Lesioni dei corpi mobili intrarticolari
- Risoluzione di ematomi intrarticolari
- Lesioni cartilaginee
- Osteocondrite dissecante
- Rottura del legamento rotondo
- Artrosi in stadio precoce
- Infezioni
- Protesi d’anca dolenti
- Sinoviti e artrosinoviti
- Lussazioni congenite dell’anca
- Esiti di Perthes
- Instabilità articolare
- Borsite trocanterica
- Anca a scatto
- Tendinopatie